lunedì 20 gennaio 2025

On 02:13 by SA DEFENZA in , ,    No comments

Jamie White
https://www.infowars.com/posts/president-trump-curtain-closes-on-four-long-years-of-american-decline-once-im-sworn-in
20 gennaio 2025


"Ancora prima di entrare in carica, stai già assistendo ai risultati che nessuno si aspettava di vedere. Tutti lo chiamano EFFETTO TRUMP! Sei TU! Tu sei l'effetto!" dice il presidente entrante..
Il presidente eletto Donald Trump ha dichiarato alle migliaia di sostenitori presenti al comizio della vigilia dell'insediamento a Washington, DC, che "si chiuderà il sipario su quattro lunghi anni di declino americano" una volta che avrà prestato giuramento a mezzogiorno di lunedì.

"Domani a mezzogiorno si chiude il sipario su quattro lunghi anni di declino americano e iniziamo un nuovo giorno di forza, prosperità, dignità e orgoglio americano", ha detto Trump alla folla festante.


Il presidente entrante, nel suo primo commento mentre saliva sul palco, ha dichiarato: "ABBIAMO VINTO!"
Il 47° Presidente ha continuato elogiando il movimento MAGA come il “grande movimento politico nella storia americana” e ha esposto le proporzioni storiche della sua vittoria elettorale di novembre, dopo aver conquistato tutti i 7 stati indecisi e ottenuto il voto popolare."Ancora prima di entrare in carica, stai già assistendo ai risultati che nessuno si aspettava di vedere. Tutti lo chiamano EFFETTO TRUMP! Sei TU! Tu sei l'effetto!" dice il presidente entrante.
Trump ha inoltre delineato il suo piano di desecretare i documenti relativi agli assassinii dell'ex presidente John F. Kennedy, di suo fratello Robert F. Kennedy e di Martin Luther King, Jr.
Trump ha anche spiegato come fermerà l'invasione dell'America chiudendo la frontiera aperta facilitata dall'amministrazione Biden.

"Quando tramonterà il sole domani sera, l'invasione dei nostri confini sarà cessata e tutti gli intrusi illegali saranno, in un modo o nell'altro, sulla via del RITORNO A CASA", ha tuonato Trump.
Il presidente Trump ha inoltre assicurato alla popolazione della California che sono in arrivo aiuti per combattere i devastanti incendi boschivi.
Anche Elon Musk è salito sul palco insieme a Trump per spiegare il ruolo fondamentale che il Dipartimento per l'efficienza governativa avrà nel ridurre le dimensioni del governo e gli sprechi di spesa.

Anche i membri originali dei Village People hanno cantato "YMCA" insieme a TrumpGuarda il raduno completo:



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domenica 8 febbraio 2015

On 12:36 by SA DEFENZA   No comments

Il Messaggio della Filosofia di Roma Antica all’Uomo d’Oggi: Marco Aurelio

Il Messaggio della Filosofia di Roma Antica all’Uomo d’Oggi: Marco Aurelio
don Curzio Nitoglia

L’imperatore Marco Aurelio Antonino fu un ammiratore dell’ex schiavo e deforme divenuto liberto e filosofo (di cui parlerò prossimamente) Epitteto. La filosofia stoica conosce con lui il suo culmine e la sua fine.
Egli restringe la filosofia, come e forse più di Seneca, alla morale vista senechianamente alla luce di una forte religiosità che prelude al cristianesimo. Tuttavia dopo la sua morte anche questa religiosità filosofico/morale non appagava più, “l’uomo anelava oramai ad una fede superiore” (G. Reale, Storia della filosofia greca e romana, Milano, Bompiani, 2004, 6° vol., p. 384).
Contingenza e monotonia del mondo
Il messaggio dell’imperatore filosofo si impernia sulla caducità, contingenza, finitezza, limitazione delle cose umane. Il loro inesorabile passare, finire, svanire; la loro monotonia, la loro insignificanza e nullità, che lasciano l’animo umano aperto a qualcosa di più grande e trascendente.
Ricordi di Marco Aurelio sono molto vicini alla spiritualità che si trova nel Libro sacro dell’Ecclesiaste (capp. 1-2)vanità delle vanità, tutto è vanità” ove secondo gli esegeti per vanità si intende il limite, la finitezza, la contingenza e la caducità delle cose create, le quali non possono non farci pensare ed amare Dio che solo è infinito, immarcescibile ed eterno.
Un altro concetto svolto dall’imperatore Marco Aurelio nei suoi Ricordi è quello dellamonotonia delle creature che fa esclamare all’imperatore “nulla di nuovo sula terra” (Ricordi, IV, 33, 48; VII, 1; IX, 36) ed anche questo tema ci rimanda all’Ecclesiaste (cap. 1): “nihil sub sole novi”.
Solo la filosofia può dare un significato alle cose
Marco Aurelio dopo aver costatato che il mondo è caduco e monotono, ossia senza scopo e fine in sé, ricorre alla filosofia morale accompagnata da un forte afflato religioso stoico, corretto dal medio-platonismo e incline al cristianesimo per dare un senso alla vita umana, che altrimenti sarebbe senza ragion d’essere.
Tuttavia nel piano ontologico, molto debole in Marco Aurelio come nella filosofia romana tutta, la religiosità ha una certa tendenza monistica e panteistica, la quale però è corretta dall’etica stoica e medio-platonica, che in Marco Aurelio mantiene il primato.
Il mondo antico inizia pian piano a dissolversi, il cristianesimo prende vieppiù piede e conquista gli animi, tuttavia Marco Aurelio ritiene che la filosofia morale/religiosa stoico/neo-platonica sia ancora in grado di mostrare agli uomini lo scopo della vita nonostante l’apparente nullità e deficienza delle cose finite di quaggiù.
Perciò la religiosità dell’imperatore filosofo “finisce, in più di un punto, col sussumere princìpi quasi cristiani, il vecchio materialismo stoico resta scosso ancor più che in Seneca” (G. Reale, cit., vol. 6°, p. 389).
Permanenza di un certo panteismo stoico
Per l’imperatore vi è un unico fiume che trascina ogni cosa, non verso il nulla, ma verso l’eternità, venendo dall’eternità. Unica è la materia di cui son fatte le cose, unica l’anima che tutto vivifica, unica la mente che tutto governa. Questa unità costituisce una grande armonia e un grande ordine (cfr. Ricordi, IV, 45; V, 48).
Inoltre in questa grande armonica unità l’uomo detiene un posto privilegiato, perché possiede qualcosa che lo innalza al di sopra di tutto e lo pone in stretta relazione con la Divinità.
Qual è questo principio di nobiltà dell’uomo su tutti gli altri enti?
Corpo, anima e spirito
Marco Aurelio pone nell’uomo tre elementi: il corpo e l’anima (come faceva la Stoa, la quale concepiva l’anima non come immateriale ma come materia spiritualizzata). L’imperatore aggiunge una terza componente: lo spirito o la mente (noùs) come qualcosa di superiore alla semplice anima (psiché).
Questa tripartizione può essere letta gnosticamente o esotericamente come una conoscenza (gnosis), che rende l’iniziato, l’eletto o lo gnostico (colui che sa) una specie di semi-dio, di demiurgo, di super-uomo. Tuttavia è possibile anche la lettura cristiana, la quale vede nello spirito l’anima in grazia di Dio e ripiena di Spirito Santo.
Marco Aurelio con la sua filosofia morale e religiosa non ne dà una lettura elitaria, esoterica, gnosticheggiante e intellettualistica, anzi il pensiero, lo spirito (superiori all’anima) debbono aiutare l’uomo a “seguire Dio”.
La natura dello spirito e di Dio in Marco Aurelio
Data la mancanza di una base metafisica l’etica di Marco Aurelio non riesce ad affermare nulla di preciso sulla natura di Dio e dell’intelletto o spirito (noùs). Siccome il simile si unisce e segue il simile, l’intelletto (noùs) segue Dio in direzione verticale. Ora “vive con Dio chi è felice della sorte assegnatagli e di obbedire ai comandi, quali che siano, del genio che Dio ha dato ad ogni uomo come suo reggitore e guida” (Ricordi, V, 27).
Marco Aurelio, come Seneca, non ha gli strumenti per pronunciarsi sulla natura di Dio e del noùs, sulla loro spiritualità. Per quanto riguarda l’immortalità del noùs egli ritiene, come Socrate, che le anime umane si conservano dopo la morte, ma solo per un certo periodo di tempo (cfr. Ricordi, IV, 21). Quindi la spiritualità e l’immortalità dell’anima umana sfuggono alle capacità filosofiche del nostro saggio imperatore romano.
La “cittadella interiore”
Marco Aurelio precorre i temi della “cella interiore” (S. Caterina da Siena) o della “interiorità dell’uomo” (S. Agostino) propri della mistica cristiana, la quale parla della profondità dell’animo inabitato da Dio mediante la grazia santificante, in cui entrare e raccogliersi per conoscere, amare e parlare con Dio, come Lui ci conosce, ci ama e ci parla, ma spesso noi non lo sentiamo perché dissipati dalle cose di questo mondo.
L’imperatore ci invita a “ritirarci in noi stessi, nell’intimo della nostra anima, senza fare come alcuni che vanno sognando di ritirarsi tra i campi, tra i monti o al mare” (Ricordi, IV, 3). Il noùs, se serbato incorrotto e retto, è l’unico rifugio che può dare all’uomo la vera pace (cfr. Ricordi, V, 9).
L’amore fraterno
In questo tema Marco Aurelio si è elevato sopra gli altri pensatori della Stoa, i quali avevano già sottolineato il vincolo comune che unisce tutti gli uomini.
L’imperatore filosofo scrive: “è una proprietà dell’anima razionale amare il prossimo e ciò è verità e umiltà” (Ricordi, XI, 1). Questa inclinazione dell’anima umana è dovuta al fatto che in tutti gli uomini vi è non solo l’anima (psiché), ma anche l’intelletto (noùs), che emana da Dio in tutti come una sua particella. Perciò l’amore fraterno di Marco Aurelio è ancora legato alla concezione panteistica della Stoa.
Inoltre l’imperatore parla anche del dovere di fare il bene senza mettersi in mostra e senza attendere, farisaicamente, nessun riconoscimento dagli altri (cfr. Ricordi, V, 66). Addirittura si spinge sino a raccomandare l’amore del proprio nemico (ivi, V, 22).
La religiosità di Marco Aurelio
Egli sente profondamente e sinceramente il bisogno dell’aiuto divino, ma giudicava “teatrale” l’atteggiamento dei cristiani pronti al martirio (cfr. Ricordi, XI, 3).
Tuttavia consiglia di dare il buon esempio agli altri: “vivi come se tu stessi sopra un monte, gli altri uomini vedano, così, chi vive saggiamente e virtuosamente. Se sono malvagi e non lo sopportano lo ammazzino: meglio morire che vivere malamente” (Ricordi, X, 15).
Infine esorta tutti a vincere la pigrizia ed egli stesso si esercita a vivere virtuosamente: “al mattino, quando non hai voglia di alzarti, di’ a te stesso: mi sveglio per compiere il mio lavoro di uomo” (Ricordi, X, 18). I Ricordi vennero scritti non per essere pubblicati, ma come un pro-memoria personale dell’Autore. Quindi Marco Aurelio non è un tele-predicatore che dispensa lezioni di morale agli altri e con una certa supponenza, ma è un uomo che si allena a vincere se stesso.
Conclusione
Marco Aurelio ci offre numerosi insegnamenti o meglio esempi pratici di retta moralità. Innanzitutto ha esercitato la carica di imperatore con molto senso civico e per il bene comune dei cittadini di Roma, cosa che oggi dovrebbe far riflettere molti.
Inoltre non ha avuto nessuna remora a farsi allievo di un ex schiavo e per di più deforme nel corpo, cosa molto disdicevole nella Roma antica.
Poi dopo aver colta la caducità delle cose umane, il loro inesorabile passare, ha lasciato il suo animo aperto a qualcosa di più grande e trascendente ed ha consigliato agli altri di fare la stessa cosa. Tuttavia la sua religiosità mantiene una certa tendenza panteistica anche se è assai aperta al cristianesimo.
Infine l’imperatore ci invita a ritirarci in noi stessi, nell’intimo della nostra anima, nella nostra “cittadella interiore” per vivere virtuosamente, ad amare il prossimo e aperdonare chi ci ha offeso.
Curzio #Nitoglia
14 / 1 / 2015

mercoledì 30 luglio 2014

On 06:51 by SA DEFENZA   No comments
Vang Vieng e Nong Khiaw, riflessioni sul turismo in Laos

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Panorama a Vang Vieng
Il Laos si è aperto al mondo solo di recente, il che ne fa un luogo ancora poco contaminato dal turismo di massa. Tuttavia la poca dimestichezza nella gestione del settore turistico, unita al crescente interesse per questo paese, rischia di fare non pochi danni. Emblema dei problemi legati ad un cattivo turismo è la cittadina di Vang Vieng, salita agli oneri delle cronache per numerosi spiacevoli episodi. Nong Khiaw è invece un luogo (altrettanto) splendido sempre più apprezzato dai turisti, occidentali e non, il cui futuro mosterà se in Laos un turismo diverso è possibile.
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Capodanno a Luang Prabang
Il grosso problema per il Laos, nel campo del turismo, è avere due vicini ingombranti come Vietnam e Thailandia. Ormai meta turistica senza particolari problemi logistici il primo e paese stracolmo di occidentali il secondo. I laotiani vedono i loro vicini fare soldi, molti soldi, con i turisti ma non riescono ancora a capire pienamente il funzionamento del comparto turistico nel suo complesso. In Laos, inoltre, si è da poco conclusa una strisciante guerra civile tra il governo e l’etnia hmong che ha paralizzato per decenni la parte nord del paese, quella oggi più frequentata dai turisti, con il blocco della strada n.13 che collega, tra le altre città, Luang Prabang e la capitale, Vientiane.
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Vang Vieng
I laotiani sono noti in tutto il sud-est asiatico per la loro flemma, eppure per quanto riguarda gli introiti derivanti dal turismo sembrano avere assolutamente fretta, sostenendo che senza guadagno non possono migliorare i servizi e le infrastrutture. Il risultato è stato un triplicare dei prezzi, nel giro di pochi anni, in particolare nel settore ricettivo ma senza tuttavia un deciso miglioramento della qualità della ricezione. Anzi, a fronte di un ammassamento dei turisti nelle città principali, essenzialmente Luang Prabang e Vientiane, si registra in alcuni luoghi un peggioramento del settore, come nella regione di Sam Neua.
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Panorama a Nong Khiaw
Il Laos sembra quindi volere turisti alto spendenti dalle poche pretese, ossia coloro che hanno distrutto Vang Vieng. Questa piccola città, sita tra Luang Prabang e Vientiane, è stata per anni meta di un turismo giovane e chiassoso, che vedeva il Laos come un luogo, raggiungibile dalla vicina Thailandia, dove dedicarsi adroghe, alcool e sport come il tubing, grande attrazione della cittadina. I comportamenti di questi pseudo-turisti hanno provocato l’intervento dello stesso governo, dopo che una serie di decessi hanno rischiato di far scappare la situazione di mano. Oggi Vang Vieng sta tornando con difficoltà ad essere un luogo tranquillo ed in un contesto ambientale splendido, ma i cattivi turistisono ancora molti.
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Molo a Nong Khiaw
Nong Khiaw si trova invece più a nord, vicino al confine con il Vietnam, raggiungibile via fiume da Muang Khua oppure via bus da Luang prabang. Questa cittadina sembra essere l’ultima scoperta del turismo internazionale, non ancora di massa. Inoltre una parte dei turisti si dirige nella vicina Muang Ngoi, un villaggio dal fascino più esotico essendo raggiungibile solo con un’imbarcazione. Nong Khiaw regala panorami stupendi, ma anche un numero sempre crescente di strutture ricettive, senza che per ora si registrino gli eccessi di Vang Vieng. Non è inutile notare, ai fini del nostro discorso, come qui le agenzie di viaggio siano d’accordo con la locale stazione di minivan a discapito delservizio pubblico, al punto che trovare orari e fermata del bus diventa problematico.
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Ancora Vang Vieng
Il Laos per ora sembra reggere l’urto dell’apertura delle sue frontiere, ma senza un cambio di mentalità sia dei laotiani che dei turisti, il rischio è quello che questo paesi diventi un altro paradiso perduto, che sul pianeta sono purtroppo già molti.

domenica 8 giugno 2014

On 11:28 by SA DEFENZA   No comments

La sovversione anti-russa distruggerà la UE

Maurizio Blondet

«L’Europa forse è andata a cercare la propria morte in Ucraina», ha detto Emmanuel Todd intervistato da France Culture il 26 maggio: «Questa continuerà a disintegrarsi e la causa sarà l’Europa e non la Russia». E poi: «La parte orientale d’Europa è una zona di non-costruzione statale, di violenza. Qualcosa di malefico si sta preparando laggiù».

Una “legione tedesca” per combattere Kiev? 

Mentre le truppe di Kiev, integrate da contractors americani, intensificano i massacri contro i russi di Donetsk, in un vero genocidio ad armi impari – con l’uso di bombardieri Su-25 ed elicotteri d’assalto contro i mal armati difensori – fra l’indifferenza ufficiale dei Governi europei, è invece la popolazione tedesca a dare segni di inquietudine e rivolta. Da settimane si susseguono, estendendosi a numerose città, le «manifestazioni del lunedì» Montagsdemos,
in cui attivisti politici, gente dei media e comuni cittadini prendono il microfono per denunciare la NATO e le sue sovversioni, e il Governo di Berlino che partecipa all’opera di sovversione americana.

Non è solo che i tedeschi si sentono fisicamente e storicamente vicini (più di noi) all’Est, e quindi più coinvolti. È che in Germania vivono oltre tre milioni di russo-tedeschi, o tedeschi russofoni, arrivati dopo il collasso dell’URSS: quasi due milioni tornati di antica discendenza germanica fra il 1992 e il 2007 approfittando di una «legge del ritorno» che consentì loro di ottenere la cittadinanza, mezzo milione di russi immigrati per motivi economici, altri che abitavano nella Repubblica Democratica (Germania Est) come elementi dell’apparato imperiale comunista, e lì rimasti spiaggiati dopo l’unificazione delle due Germanie. Moltissimi i tedeschi dell’Est che parlano russo, membri del partito defunto, ma uniti da antiche fedeltà a Mosca, nostalgie sovietiche e ancora traumatizzati dalla scomparsa dello stato che fu il loro, la RDT; quindi ben capaci di immedesimarsi negli ucraini russofoni, sotto aggressione armata da parte del Governo di Kiev.

Questa gente ha cominciato a riunirsi un lunedì dopo l’altro, anzitutto per protestare contro le menzogne dei grandi media, ZDF, ARD, di cui – parlando loro il russo – erano ben coscienti; protestano inoltre per l’interdizione da parte del cosiddetto Governo di Kiev del partito comunista ucraino, e per il mancato riconoscimento del referendum di Crimea, con cui quella popolazione ha espresso la sua volontà di unirsi alla Russia, per il fatto che le truppe ucraine di Kiev si mostrino con uniformi palesemente fornite da Berlino. A poco a poco sono riusciti ad attrarre pacifisti tedeschi, esasperati dalla passività dei Verdi e del Linke (sinistra alternativa) che sono i partiti di riferimento del pacifismo, ma che ignorano la tragedia che avviene alle porte di casa. (L’Allemagne envoie des uniformes aux commandos ukrainiens)

È in questi gruppi che sarebbe nata l’idea di costituire una «legione tedesca» per andare a difendere i russi ucraini. Il periodico moscovita
 Kultura sostiene che 400 militanti sono disposti a partire. Si sono battezzati «Battaglione Thalmann» in onore alla legione comunista tedesca che andò a battersi contro i fascisti nella Guerra di Spagna del 1936, organizzata da Ernst Thalmann, capo del partito comunista tedesco clandestino sotto il nazismo e agitatore staliniano. «Adesso, dobbiamo andare contro i fascisti di Kiev», dicono. Il fatto che molti di loro sono veterani dell’Armata Rossa o ex membri delle truppe speciali tedesco-orientali conferisce una certa credibilità all’intenzione. In ogni caso, ecco un primo segno che la destabilizzazione occidentalista in Ucraina in funzione anti-russa, può avere contraccolpi inattesi nell’Ovest europeo.

Putin guarda a Marine Le Pen 

Per esempio: «I risultati delle elezioni europee sono considerati con gioia al Cremlino. Molti commentatori in Russia hanno una visione molto diversa rispetto ai loro colleghi occidentali di quel che è accaduto. Laddove gli analisti occidentali parlano di trionfo dei partiti xenofobi e neofascisti, i russi vedono la vittoria di forze popolari anti-UER, anti-NATO e, in ultimo, anti-USA».

Così commenta un misterioso sito filo-russo eccezionalmente ben informato, The Vineyard of the Saker.
«Nel Front National» per esempio, «Mosca vede anzitutto un movimento anti-sistema, anti-capitalista, profondamente intriso dei valori come “Sinistra del lavoro, destra dei valori”, promossi da Alain Soral». Più in generale, considera che si sono affermati in Europa occidentale partiti che si oppongono al globalismo, alle entità sovrannazionali come la UE o la NATO, alla sistematica distruzione dei valori tradizionali europei, all’avventurismo aggressivo americano. «In altre parole – conclude Saker – quelli del Cremlino e il Front National coincidono in molte cose ed è un fatto che queste due realtà possono andar benissimo d’accordo. La Russia sembra contare sul fatto che la fine dell’anno potrebbe trovare un’Europa molto più amichevole».

Fino ad oggi, Putin ha mantenuto un’esemplare non-ingerenza nelle faccende europee, al contrario di quanto facciano gli europei (ed americani) in Ucraina e nella zona influenza russa. Ma ora che i suoi interessi strategici nazionali sono minacciati così gravemente, nulla assicura che Mosca non si metta ad applicare il «metodo Nuland» nei Paesi europei occidentali: ossia eccitare la sovversione interna, con l’organizzazione e il rafforzamento dei gruppi «populisti», il finanziamento ed addestramento per rivolte di piazza «à la Maidan» di malcontenti e dissidenti, creati in gran numero da una crisi che dura dal 2008, produce milioni di disoccupati e a cui l’Establishment europoide non ha intenzione di mettere rimedio, perché i rimedi sarebbero penalizzanti per finanza e banche.

Sventato il golpe americano in CrimeaE fino a che punto gli interessi vitali di Mosca siano minacciati, lo dicono le indiscrezioni di fonte russa sul perché Putin si sia affrettato ad occupare e dichiarare russa la Crimea. Aveva le prove che il colpo di Stato organizzato a Kiev nel febbraio scorso aveva uno scopo preciso: la neutralizzazione della forza di proiezione della flotta russa stazionata a Sebastopoli nel Mar Nero, e la sua sostituzione con la flotta USA.

Ricapitoliamo i fatti: il 18 febbraio 2014, il Parlamento ucraino è occupato dagli attivisti armati del partito neonazi Svoboda e Pravi Sektor; il 22 febbraio, il presidente Yanukivitch è costretto a lasciare Kiev, e il potere viene preso dai filo-occidentali. Immediatamente, viene nominato direttore dei servizi di sicurezza ucraini (USB) Valentin Nalyvaichenko.

Chi è costui? È un cittadino americano:



Guarda caso, il 13 febbraio uno dei quattro gruppi d’assalto aeronavali americani, formato attorno alla portaerei a propulsione nucleare George Bush (CSG-2), lascia la base navale di Norfolk per dirigersi nell’Egeo. La George Bush ha 102 tonnellate di stazza e 90 aerei a bordo; è accompagnata da 16 navi da guerra, fra cui l’incrociatore USSPhilippine Sea, i lanciamissili Truxtun e Roosevelt, e tre sottomarini nucleari d’attacco.

Il 22 febbraio, quando Yanukovich è scacciato dal potere, il Gruppo aeronavale statunitense, e si appresta ad entrare nel Mar Nero attraverso il Bosforo. Ciò viola il Trattato di Montreux (1936) che consente il passaggio attraverso lo stretto dei Dardanelli soltanto di navi da guerra di stazza massima 45 mila tonnellate; ma – come ha rivelato il giornale turco Hurriyet citando fonti della Difesa di Ankara – le autorità turche hanno segretamente dato il permesso di entrata alla formidabile flotta americana. Questa è la flotta che avrebbe dovuto prendere il posto della Flotta del Mar Nero russa, nelle sue basi in Crimea.

Ci si aspettava evidentemente che anche la Crimea avrebbe «scelto la democrazia» e la flotta a stelle e strisce sarebbe stata accolta in festa. Invece la folla scende in piazza a Sebastopoli, e dopo giorni di assedio del Parlamento della repubblica autonoma di Crimea, caccia dal governo il Primo Ministro Anatoly Mohyliov, che aveva sùbito proclamato la sua fedeltà al Governo golpista di Kiev (anche se aveva comprato la carica donando a Yanukvich una lussuosa villa di vacanze a Yalta). Al suo posto viene votato Sergey Aksyonov, capo delle forze pro-russe. Il 6 marzo, il Parlamento autonomo di Crimea dichiara a maggioranza la scissione da Kiev e annuncia per il 16 marzo il referendum per la ricongiunzione della Crimea alla madrepatria russa.

Ciò ostacola, o fa fallire, il piano americano. Il 5 marzo, l’ordine iniziale ricevuto dal gruppo aeronavale è annullato, e il nuovo ordine gli ingiunge di fare rotta dal Pireo ad Antalya, base navale turca, e restare in attesa. I cacciatorpediniere USS Truxtun, USS Donald Cook e la fregata USS Taylor saranno le sole navi che saranno mandate in ricognizione ad incrociare davanti alle coste della Crimea del Nord, dal 7 marzo al 22 aprile, sotto pretesto di esercitazioni congiunte con le marine bulgara e romena.



L’aviazione militare russa ha rivelato ai media (russi) che la USS Donald Cook aveva lo scopo di perturbare la linea di dati tra le antenne riceventi del Centro Spaziale della Flotta russa nel Mar Nero e la rete di satelliti militari ELINT nello spettro elettromagnetico; complesso ed avanzatissimo sistema che trasmette alla Crimea i dati della sorveglianza elettronica dei radar e dei sistemi di navigazione della flotta americana, gli aerei di bordo e i missili anti-nave imbarcati. L’aviazione russa ha dovuto mettere fine all’azione della Cook facendo sorvolare due Su-24MP per 11 volte a raso-ponte la nave americana avendo a bordo sistemi di disturbo nella gamma di frequenze 12-18 GH, utilizzate per neutralizzare il radar di difesa attorno all’incrociatore USA.

Per di più, le forze speciali russe avevano la certezza che a bordo delle tre navi americane erano presenti sei gruppi di commandos ciascuno formato da 16 elementi; pronti a raggiungere la costa nuotando sott’acqua, invisibili, costoro avrebbero dovuto compiere azioni di sabotaggio e soprattutto creare il panico tra la popolazione, per esempio provocando esplosioni su mezzi pubblici nelle ore di punta, facendo saltare edifici pubblici eccetera. Nell’imminenza del referendum di adesione della Crimea alla Russia, la paura seminata dai commandos si sarebbe tradotta in una minore partecipazione al voto da parte della popolazione, che avrebbe dato la scusa per invalidare l’elezione. Per evitare tale azione, «i russi hanno esercitato un controllo stretto e preventivo, impenetrabile».




Effettivamente, un sito della Crimea ha riferito che membri di commandos di alcuni Paesi NATO sarebbero stati catturati sulle coste, e dava come indizio il fatto che il procuratore generale di Crimea, la bella Natalia Poklonskaia di cui abbiamo già parlato, aveva assunto d’urgenza dei traduttori e interpreti in lingue di Paesi della NATO vicini dell’Ucraina e «aventi uno sbocco al mare» , il che poteva indicare la Romania. L’articolo con tali rivelazioni è stato prontamente ritirato per ordine superiore, perché in assenza di una dichiarazione di guerra contro la Russia, sarebbe stata una violazione patente, da parte della NATO, della Convenzione dell’Aia sulle leggi e gli obblighi di guerra: la prova insomma che l’Alleanza Atlantica conduce atti di guerra illegale, e a cui Mosca avrebbe dovuto rispondere con atti di guerra. Tuttavia una conferma indiretta dei fatti è venuta il 12 maggio 2014 dagli stesi eurocrati: i quali hanno aggiunto Natalia Poklonskaia, la procuratrice, alla lista delle personalità russe a cui è vietata l’entrata nei Paesi UE.



Sicché il referendum ha avuto luogo. L’83% della popolazione ha votato, e il 99,7 ha scelto la Russia. Di conseguenza, la flotta americana capeggiata dalla portaerei George Bush ha ricevuto l’ordine di abbandonare definitivamente la missione, di uscire dall’Egeo e dirigere su Bahrein.

L’importanza per Mosca di mantenere ad ogni costo Sebastopoli è dettata dall’enorme importanza assunta dalla Flotta del Mar Nero, recentemente rinnovata e dotata di 20 navi moderne, fra cui sei sottomarini, fregate lanciamissili specializzate nella ricerca radio-elettrica e disturbo, la nuova porta-elicotteri di classe Mistral fabbricata dai francesi. La Flotta comprende un potente corpo di spedizione (o di proiezione rapida) composta di truppe aerotrasportate e fanteria di marina. È appoggiata dalla quarta divisione aerea e da forze d’appoggio anti-aerei. Inoltre, una flotta indipendente di trasporto pesante, composta di 135 aerei Antonov-22, An-124, IL-76MD et An-12, assicurano la proiezione di 80 mila soldati del 49 e 58mo corpo d’armata. Questa forza di proiezione rapida è subordinata alla Flotta del Mar Nero, ufficialmente l’insieme è destinato a combattere «il terrorismo» (sic) nel bacino mediterraneo, in Africa orientale o in Medio Oriente fino al Golfo Persico.

Ma ancor più potente è la parte invisibile, o quasi, della Flotta: il centro di gestione delle missioni spaziali KIP-10, avente sede presso la Flotta del Mar Nero fin dai tempi sovietici, e che gestiva le missioni Saliout, Soyouz, Soyouz-Apollo e Lunokhod. Oggi il Centro Spaziale riceve i dati informativi dai radar antibalistici tipo Voronej-M (distanza del raggio: 6 mila chilometri) coordinati coi captatori ottici e laser situati a Lekhtusi (presso San Pietroburgo), Pionersi (Kaliningrad), Armavir (riva orientale del Mar Nero). Il Centro Spaziale riceve le informazioni dei satelliti d’allarme precoce KMO/K, capaci di scoprire dalla loro orbita i lanci di missili, da crociera o balistici. Il tutto si basa su antenne di 70 metri di diametro, come quella di Evpatoria in Crimea, riprodotta qui:



La disorganizzazione e neutralizzazione di questo centro nervoso cruciale situato in Crimea è chiaramente la prima mira del Pentagono, perché ha di fronte qu il più grave ostacolo alla sua egemonia e alla sua espansione verso l’Asia centrale. A questo punto, sembra proprio che il golpe provocato a Kiev, con la messa al potere di un Governo fantoccio «democratico», avesse questo scopo come primario, e l’adesione di Kiev alla NATO solo secondaria. Contavano su una elezione presidenziale e nel trionfo di un potere «democratico», che avrebbe ingiunto ai russi di sloggiare la base, e avrebbe invitato al loro posto gli americani.

La fretta però li ha traditi; credendosi ormai padroni della situazione, hanno dispiegato prematuramente un intero squadrone di droni (aerei spia senza pilota) di ricognizione a Dnepropetrovsk; questi sorvoli al disopra della Crimea prima dell’annuncio del referendum avrebbero rivelato ai russi (all’ascolto sotto le loro antenne) le vere intenzioni USA.

In questo video potete vedere un drone americano che sorvola installazioni russe, ripreso dai russi stessi: