domenica 26 ottobre 2008
On 13:50 by SA DEFENZA No comments
1 Professor Popper, Lei è noto per aver sostenuto che la scienza non si basa sul metodo induttivo. Di solito si attribuisce a Francesco Bacone il merito del prestigio ottenuto da tale metodo. Ma Lei sarebbe giunto alla conclusione che sarebbe stata l'immensa autorità di Newton a convincere quasi tutti della correttezza e della validità del metodo induttivo. Ci può illustrare meglio le sue idee riguardo a questo punto?
Non credo che il metodo induttivo avrebbe raggiunto il prestigio che di fatto ha conseguito se Newton non avesse appoggiato questa concezione del metodo della scienza con il peso della sua impressionante autorità. Penso anche che Bacone oggi sarebbe quasi dimenticato se Newton non si fosse espresso in favore del suo metodo. Enunciando la legge di gravitazione, Newton non si propose soltanto di risolvere uno specifico problema - quello di spiegare dinamicamente le tre leggi di Keplero - bensì pretese anche di far vedere come questa legge fosse non solo vera, ma dimostrabilmente certa, cercando d'introdurre un metodo di dimostrazione di tale certezza legato all'induzione.
Ma, per prima cosa, dobbiamo capire bene da quale problema fosse partito Newton. Il problema gli fu posto dal suo contemporaneo Robert Hooke, il quale, com'è noto, gli suggerì anche alcuni indizi di possibile soluzione. Una possibile soluzione che però era - come Newton ben comprese - non soltanto ipotetica, ma anche non pienamente soddisfacente. Vediamo meglio le cose. Ci sono le tre leggi di Keplero, che riguardano il movimento dei pianeti: un problema che si era posto sin dall'antichità. Probabilmente, già mille anni prima della nascita di Cristo l'uomo aveva notato che certe stelle avevano un movimento differente da quello di tutte le altre stelle. C'è un piccolo gruppo di stelle che non prendono parte al movimento solidale dei cieli sopra di noi: diversamente da tutte le altre stelle, si muovono invece per conto proprio. Sono i pianeti. Per questa ragione tali pianeti vennero considerati entità divine, dotate di libera volontà. Di quelle divinità, in effetti, presero appunto il nome: Giove è un dio, Marte è un dio (il dio della guerra), e così via. Sin dall'antichità il problema consisteva nell'esser capaci di predire e, se possibile, spiegare il movimento di questi pianeti in termini di moto regolare e non a caso. All'osservazione, infatti, esso appariva estremamente irregolare: per un certo tempo i pianeti andavano in una certa direzione, poi la mutavano e ne prendevano un'altra, e così di seguito. Ebbene, questi loro movimenti vennero descritti con chiarezza da Keplero, il quale formulò tre leggi che risultarono molto soddisfacenti. Newton, da parte sua, andò ben oltre la semplice descrizione del movimento dei pianeti, arrivando a spiegare i loro movimenti in base ad alcuni principi generali.
Non credo che il metodo induttivo avrebbe raggiunto il prestigio che di fatto ha conseguito se Newton non avesse appoggiato questa concezione del metodo della scienza con il peso della sua impressionante autorità. Penso anche che Bacone oggi sarebbe quasi dimenticato se Newton non si fosse espresso in favore del suo metodo. Enunciando la legge di gravitazione, Newton non si propose soltanto di risolvere uno specifico problema - quello di spiegare dinamicamente le tre leggi di Keplero - bensì pretese anche di far vedere come questa legge fosse non solo vera, ma dimostrabilmente certa, cercando d'introdurre un metodo di dimostrazione di tale certezza legato all'induzione.
Ma, per prima cosa, dobbiamo capire bene da quale problema fosse partito Newton. Il problema gli fu posto dal suo contemporaneo Robert Hooke, il quale, com'è noto, gli suggerì anche alcuni indizi di possibile soluzione. Una possibile soluzione che però era - come Newton ben comprese - non soltanto ipotetica, ma anche non pienamente soddisfacente. Vediamo meglio le cose. Ci sono le tre leggi di Keplero, che riguardano il movimento dei pianeti: un problema che si era posto sin dall'antichità. Probabilmente, già mille anni prima della nascita di Cristo l'uomo aveva notato che certe stelle avevano un movimento differente da quello di tutte le altre stelle. C'è un piccolo gruppo di stelle che non prendono parte al movimento solidale dei cieli sopra di noi: diversamente da tutte le altre stelle, si muovono invece per conto proprio. Sono i pianeti. Per questa ragione tali pianeti vennero considerati entità divine, dotate di libera volontà. Di quelle divinità, in effetti, presero appunto il nome: Giove è un dio, Marte è un dio (il dio della guerra), e così via. Sin dall'antichità il problema consisteva nell'esser capaci di predire e, se possibile, spiegare il movimento di questi pianeti in termini di moto regolare e non a caso. All'osservazione, infatti, esso appariva estremamente irregolare: per un certo tempo i pianeti andavano in una certa direzione, poi la mutavano e ne prendevano un'altra, e così di seguito. Ebbene, questi loro movimenti vennero descritti con chiarezza da Keplero, il quale formulò tre leggi che risultarono molto soddisfacenti. Newton, da parte sua, andò ben oltre la semplice descrizione del movimento dei pianeti, arrivando a spiegare i loro movimenti in base ad alcuni principi generali.
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