sabato 29 novembre 2008

On 15:40 by SA DEFENZA   No comments

mercoledì 19 novembre 2008

On 07:56 by SA DEFENZA   No comments
Il mondo è al centro della più severa crisi finanziaria della nostra vita. Il danno economico subìto finora è già considerevole e noi dobbiamo ancora vederne il fondo o una svolta. In questo contesto, io suggerisco che la comunità del peak oil minimizzi i suoi sforzi nel risvegliare il mondo sui pericoli a breve termine della produzione petrolifera. La motivazione è semplice: minimizzando i nostri sforzi a breve termine, non getteremo benzina su un fuoco che sta già bruciando a tutta forza. Siamo tutti consapevoli di quanto i nostri governi e imprese siano disorientati in questo momento. I nostri leaders, futuri leaders, e intellettuali stanno cercando vie d'uscita al caos. Il pubblico è in un tranquillo panic mode, quelli che se la cavavano bene, ora se la cavano meno bene, e le loro possibilità di azione sono limitate. Quelli che hanno perso il lavoro e/o la casa sono disperati. Gli affari e i mercati sono in caduta libera. Se la consapevolezza del peak oil e delle sue disastrose implicazioni finanziarie dovesse aggiungersi all'attuale mix di problemi, il trauma sarebbe impensabile. Come molti di voi, ho dedicato i miei sforzi recenti a risvegliare il pubblico e i governi agli imminenti orrori del peak oil. Per quanto questo risveglio sia necessario, continuare a spingere in questo senso forse non è nell'interesse di tutti. Molti possono essere tentati di sfidare il recente IEA World Energy Outlook. Anch'io sono tra quelli che si considerano molto delusi. Ma spingere su ciò può portare più danni che benefici. Continuate con i vostri studi e riflessioni, perché aiutare il mondo a comprendere i pericoli del peak oil è doveroso. Ma nei prossimi mesi, mantenere un basso profilo è il compito più importante. Questa è una lettera di Robert Hirsch (nella foto alla conferenza Aspo di Pisa nel 2006), uno dei più importanti esperti di questioni energetiche al mondo, a chi fa informazione sul peak oil pubblicata sul Wall Street Journal. Mi sento indegnamente chiamata in causa, e prima di seguire il suo consiglio, chiudere il blog e dedicarmi momentaneamente al giardinaggio per mantenere un "basso profilo", vorrei fare qualche osservazione. La lettera, mi scuso per il cattivo francese, mi pare proprio una scemata. Non capisco quale sia il punto: non dobbiamo disturbare, perché ci sono problemi più grossi? Poco carino da parte di Hirsch fare classifiche tra i problemi, specialmente piazzando secondi quelli di cui si occupa da anni. Non dobbiamo causare un trauma ar cittadino? Ma come, se fino all'altro ieri gli gridavamo in faccia il ritorno al Medioevo e l'apocalisse nel tentativo di utilmente terrorizzarlo! Non dobbiamo confondere i già confusi leader mondiali? Se devono (sperabilmente) prendere provvedimenti è meglio che conoscano bene il quadro della situazione... tante volte gli saltasse in mente di basare il New Deal sulla mobilità privata o che so io. E poi, è deluso dal report IEA? Ma se è la prima volta che dice qualcosa di sensato! Insomma, se la consapevolezza del peak oil e delle sue disastrose implicazioni finanziarie dovesse aggiungersi all'attuale mix di problemi, magari verrebbe qualche buona idea per cominciare a risolverli, direi io. Ho come il sospetto che Hirsch desiderasse dire qualcos'altro, e non l'abbia fatto. Le sue giustificazioni nel consigliare la discrezione sono davvero tirate per i capelli, e il personaggio non è certo uno sciocco. Perché Hirsch invita con tanta insistenza al silenzio? I commenti sono aperti. Anche per te, Robert. Debora Billi Fonte: http://petrolio.blogosfere.it/2008/11/lettera-di-hirsch-ai-peakoilers-siete-daccordo.html Link: http://petrolio.blogosfere.it/

sabato 15 novembre 2008

On 07:27 by SA DEFENZA   No comments
A cura della Dott.ssa E. Maino
Le emozioni sono componenti fondamentali della nostra vita, da esse, sovente, traiamo gli stimoli che muovono le nostre giornate. Seppure ogni singola emozione sia importante e permetta a chi la sperimenta di sentirsi vivo, l'uomo è soprattutto alla ricerca di quelle sensazioni ed emozioni che lo facciano star bene e lo appaghino, in una parola è alla ricerca di quello stato emotivo di benessere chiamato felicità . Quest'ultima è data da un senso di appagamento generale e la sua intensità varia a seconda del numero e della forza delle emozioni positive che un individuo sperimenta.
Questo stato di benessere, soprattutto nella sua forma più intensa - la gioia - non solo viene esperito dall'individuo, ma si accompagna da un punto di vista fisiologico, ad una attivazione generalizzata dell'organismo.
Molte ricerche mettono in luce come essere felici abbia notevoli ripercussioni positive sul comportamento, sui processi cognitivi, nonché sul benessere generale della persona. Ma chi sono le persone felici? Gli studi che hanno cercato di rispondere a questa domanda evidenziano come la felicità non dipenda tanto da variabili anagrafiche come l'età o il sesso, né in misura rilevante dalla bellezza, ricchezza, salute o cultura. Al contrario sembra che le caratteristiche maggiormente associate alla felicità siano quelle relative alla personalità quali ad esempio estroversione, fiducia in se stessi, sensazione di controllo sulla propria persona e il proprio futuro.