sabato 27 dicembre 2008

On 06:49 by SA DEFENZA   No comments
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di Simone Santini – da www.clarissa.it
- 15/12/2008
Cominciano i fuochi d’artificio per la campagna elettorale in Israele in vista delle elezioni legislative che si terranno il prossimo febbraio. La candidata del partito centrista Kadima, Tzipi Livni, già ministro degli esteri del governo presieduto da Ehud Olmert, costretto alle dimissioni per guai giudiziari, durante un pubblico incontro con degli studenti ha dichiarato che, quando sarà nato uno stato palestinese a fianco di quello israeliano, “potremo dire ai cittadini palestinesi di Israele, quelli che noi chiamiamo gli Arabi d’Israele: la soluzione per le vostre aspirazioni nazionali si trova altrove”. La Livni prospetta dunque la nascita di due stati etnicamente puri, o quanto meno questo sarà il destino di Israele, dove attualmente vivono, in quanto formalmente cittadini a tutti gli effetti, quasi un milione e mezzo di arabi su una popolazione di circa sette. Sono gli eredi dei palestinesi rimasti in Israele dopo la nascita dello stato ebraico nel 1948. Il trasferimento di questa popolazione israeliana in uno stato di Palestina arabo, è il modo, secondo la Livni, per “preservare il carattere giudaico e democratico di Israele” con la nascita, appunto, di “due entità nazionali distinte”. Il tema demografico è sempre stato vissuto con molta preoccupazione a Tel Aviv (la natalità è l’unica “bomba atomica” in mano ai palestinesi contro gli israeliani, disse Yasser Arafat) e per questo trattato come una questione di sicurezza nazionale. La popolazione araba (sommando gli arabi di Cisgiordania e Gaza, e gli “Arabi d’Israele”) sta sopravanzando la popolazione ebraica e la tendenza è solo destinata ad aumentare, poiché il tasso di crescita è nettamente superiore tra i palestinesi rispetto agli ebrei, ed in Israele non giungono più flussi di ritorno dal resto del mondo come nei primi anni dalla fondazione dello Stato.
Due studiosi, il geografo Arnon Sofer e il demografo Sergio Della Pergola (israeliano di chiare origini italiane) dell'Università di Gerusalemme, già consulenti di Ariel Sharon, hanno da tempo stilato una analisi che può essere così sintetizzata. Israele dovrà risolvere un problema con tre variabili: democrazia, ebraicità, dimensione territoriale. Solo due di queste variabili potranno coesistere nell'Israele dei prossimi anni.
Potrà essere uno stato democratico ed ebraico, ma allora dovrà essere di ridotte dimensioni. Potrà essere democratico e grande, ma allora non sarà più ebraico. Infine potrà essere ebraico ed esteso, ma allora non sarà più democratico.
La Livni, dunque, sembra aver accettato l’ipotesi di un Israele democratico ed etnicamente puro consentendo ad una sua limitazione territoriale. Ma, anche in questo caso, la posizione suscita non poche perplessità. Ahmed Tibi, uno dei leader degli Arabi d’Israele, deputato alla Knesset, si domanda se la posizione della Livni sia una battuta da campagna elettorale o davvero una profonda convinzione.
E in questo caso chiede se la candidata premier abbia intenzione di togliere la cittadinanza ad oltre un milione di arabi e ridurli “senza diritti politici e senza identità nazionale”, oppure pensa di “trasferirli” forzatamente nei Territori una “volta creato lo stato palestinese?”.
La posizione della Livni ha avuto l’effetto di creare trambusto anche nello schieramento del maggiore candidato avversario, Benjamin Netanyahu, accreditato dai sondaggi per la vittoria elettorale.
Netanyahu ha infatti non poche difficoltà a gestire all’interno del suo partito, il Likud, le spinte estremiste. Durante le recenti primarie nel partito per la scelta dei candidati, gli esponenti dell’ala più nazionalista e religiosa hanno spesso avuto la meglio nei confronti dei liberali o dei conservatori moderati.
Molti di loro hanno posizioni simili a quelle della Livni sul tema della “ebraicità” dello stato e propugnano l’ideologia di un “Grande Israele”, tanto che Netanyahu potrebbe sentirsi scavalcato e pressato da destra. Tanto più che oltre il Likud ci sono partiti religiosi che prospettano soluzioni ancora più estreme per i palestinesi, come il loro esodo di massa da tutta la Palestina verso la Giordania.
Link originale : http://www.megachip.info/modul...artid=8423"

domenica 7 dicembre 2008

On 12:39 by SA DEFENZA   No comments


Riconosciamo la Carta di Città del Messico (dichiarazione congiunta dei movimenti in difesa dell’acqua) e di Nairobi e il metodo partecipato e unitario di lavoro che ha caratterizzato i Forum Sociali fin dalla loro nascita.
In particolare vogliamo : 1. Il riconoscimento e l’attuazione del diritto umano all’acqua potabile come diritto necessario per la vita. L’accesso all’acqua come diritto umano universale dovrebbe essere inserito in tutte le costituzioni dei paesi membri e nei principi base e negli atti dell’Unione Europea. I contatori per l’acqua prepagata devono essere vietati.
2. L’esclusione dell’acqua da tutti gli accordi commerciali, compresi i trattati dell’OMC.
3. Il ritiro del sostegno della Commissione europea, del Consiglio europeo e dei singoli Governi europei al Forum Mondiale dell’Acqua che rappresenta una struttura decisionale inappropriata sul tema acqua. Come riportato nella risoluzione del Parlamento Europeo del marzo 2006, il Consiglio Mondiale sull’Acqua – soggetto privato privo di legittimazione democratica – non può avere un’influenza così forte sulle politiche globali in materia di acqua.
4. Il riconoscimento da parte dell’Unione europea e dei Paesi membri che l’acqua è un bene essenziale per la vita e che pertanto non può essere considerata come una merce da mettere sul mercato. La proprietà, la gestione e il controllo del ciclo integrato dell’acqua devono essere pubblici e partecipati a livello sociale e comunitario. I principi della partecipazione pubblica – trasparenza e responsabilità democratica – devono essere rispettati.
5. La garanzia da parte dell’Unione europea e degli Stati membri della buona qualità dell’acqua riconoscendo che questa può essere garantita solamente dal controllo pubblico.
6. Un supporto politico e finanziario per le varie forme di parternariato pubblico-pubblico, tramite lo sviluppo di cooperazioni internazionali e finanziarie per assicurare l’accesso all’acqua, tramite lo scambio di buone prassi tra imprese pubbliche e autorità locali su modelli di partecipazione e solidarietà tra cittadini e comunità di paesi e regioni diverse, incluse quelle che subiscono gli effetti della siccità.
7. La responsabilità collettiva per gli investimenti necessari ad assicurare fornitura sicura e sostenibile di acqua per tutti in Europa e nel mondo, responsabilità che dovrebbe essere assicurata tramite una tassazione generale.
8. La proibizione di contratti industriali per lo sfruttamento dell’acqua minerale in bottiglia in modo da proteggere e conservare questa risorsa per le generazioni future.
9. Pratiche di gestione sostenibili che proteggano l’ecologia dei cicli naturali dell’acqua e che mantengano la qualità dell’acqua nei nostri fiumi e nelle falde che deve essere considerata come potenzialmente potabile. Questo modello di gestione dovrebbe anche vietare la costruzione di grandi progetti di infrastrutture (dighe, connessioni fluviali, ecc.) finanziate con fondi pubblici che promuovono la commercializzazione dell’acqua da parte di grandi multinazionali.
10. Buone condizioni di lavoro per i dipendenti di aziende pubbliche dell’acqua. I lavoratori dovranno essere integrati nei processi decisionali riguardanti lo sviluppo dei servizi sull’acqua.
La rete europea dei movimenti sull’acqua pubblica, attraverso il lavoro sul tema acqua, è aperta a dialogare e collaborare con i movimenti e le reti che si battono contro la privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni.
Parteciperemo e supporteremo, con altri network continentali e con le forze progressiste in Turchia, le controproposte al Forum mondiale sull’acqua del Consiglio mondiale dell’acqua (Istanbul marzo 2009) che saranno presentate all’interno e all’esterno del Forum. Al prossimo Forum sociale mondiale di Belem (gennaio 2009) presenteremo proposte e azioni per assicurare che l’acqua diventi uno dei temi della mobilitazione mondiale di tutti i Forum sociali.
Adesioni :Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Tavola della Pace e della Cooperazione di Pontedera, Comitato Civico per la Gestione dell’Acqua Pubblica delle Provincie di Agrigento e Palermo - Liberacqua, Comitato "L’Acqua di Prevalle", Associazione Ambientalista La Lupus in Fabula, Accadueò - Provincia di Pesaro e Urbino, Comitato Territorale Novarese Acqua, Gruppo di Lavoro per l’Acqua di Cuneo.