giovedì 9 febbraio 2012

On 06:29 by SA DEFENZA   No comments

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Visto che spesso e volentieri in Italia ma non solo, in molti hanno la memoria corta e non conoscono la storia, andiamo a dare un’occhiata alle dinamiche del nostro risalendo sino all’ Unità d’Italia grazie ad un lavoro apparso nel 2008 a disposizione sul sito di Bancad’Italia
Questo lavoro presenta i risultati di una ricostruzione del debito pubblico italiano dall’unità del paese a oggi. Le elaborazioni sono effettuate utilizzando una metodologia in linea con le regole  statistiche attuali al fine di ottenere una base dati omogenea e più coerente con le statistiche di contabilità nazionale. Il settore di riferimento, a differenza di molti studi precedenti che prendevano in esame il solo Settore statale, è quello delle Amministrazioni pubbliche e l’aggregato è il debito lordo al valore nominale e consolidato tra e nei sottosettori. La base dati ricostruita include le serie storiche mensili per il debito e per le sue scomposizioni per sottosettori e strumenti. Per la loro frequenza e il lungo periodo considerato, questi dati possono rappresentare un utile strumento di analisi per gli studiosi di storia economica e economia pubblica. Il lavoro presenta una sintesi degli aspetti metodologici e una breve descrizione dell’andamento del debito negli ultimi 150 anni. Se confrontata con i dati precedenti, la nuova ricostruzione storica evidenzia un valore del passivo in media superiore.
Chi pensa che non sia possibile riportare il debito sotto controllo dimentica che guerre e depressioni sono l’amara medicina che l’uomo non ama prendere nell’illusione del debito ma come ha dimostrato la recentissima dinamica storica successiva a Maastricht è solo questione di volontà e urgenza, un’urgenza che oggi è evidente.
Qualunque considerazione sui metodi e le dinamiche di rientro dal debito , sul peso che ricade spesso e volentieri sui soliti noti è argomento da affrontare in altra sede.
Qui sotto avete una serie di grafici che testimoniano la dimensione storica del nostro debito dall’Unità d’Italia, la dinamica del debito dal 1861, quella degli ultimi anni e relativi responsabili politici oltre che un’evidenza delle dinamiche del debito della pubblica amministrazione.
Direi che al di la delle chiacchere da bar ce ne abbastanza per cancellare l’idea che il debito non può che crescere…
Nel terzo trimestre 2011 il rapporto debito-pil dell’Italia, pur restando il secondo dell’Ue dopo la Grecia con 119,6%, ha registrato il maggiore calo (-1,6%) insieme a quello di Malta rispetto ai tre mesi precedenti. È il nuovo dato diffuso da Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea. Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/I4YtM
Suppongo che anche Eurostat sia l’ennesimo sito telebano che diffonde notizie tendenziose e non veritiere, ma mentre l’Italia fallisce domani mattina, noi attendiamo la nuova ondata di panico.
E visto e considerato che stiamo giocando a nascondino con la storia andiamo a dare un’occhiata anche allo sbarco dei Mille senza dimenticare la leggendaria frase di Garibaldi, ristrutturata questa si dal sottoscritto per l’occasione… Qui si RIFA’ l’Italia o si muore…

GARIBALDI E I MILLE? UN INVESTIMENTO

La spedizione dei Mille è stato uno degli eventi cruciali per l’unificazione d’Italia. Ai tempi non c’era internet ma il telegrafo, Parigi era la Borsa di riferimento e i prestiti erano erogati dalle grandi famiglie dei banchieri e non dall’Fmi. Eppure mercati finanziari e debito pubblico ebbero un ruolo nello sgretolamento del regno borbonico e nel successo dei garibaldini. E, col senno di poi, è un po’ come se Garibaldi avesse detto “obbedisco!” non solo al re Vittorio Emanuele, ma anche ai Rothschild.
Studiando la serie storica delle quotazioni del debito pubblico borbonico, durante il 1860, è possibile rispondere a una domanda assai interessante, anche per i suoi riflessi attuali: i mercati finanziari dell’epoca avevano scontato la spedizione dei Mille?
Indubbiamente, i mercati anticipano accadimenti incerti, che valutano attraverso la lente deformante delle aspettative. Vi consiglio di continuare l’interessante lettura a questo indirizzo
In sintesi come spesso abbiamo visto si chiacchera troppo e si dimentica spesso e volentieri le lezioni della storia!

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