giovedì 9 febbraio 2012

On 06:29 by SA DEFENZA   No comments

http://icebergfinanza.finanza.com



Visto che spesso e volentieri in Italia ma non solo, in molti hanno la memoria corta e non conoscono la storia, andiamo a dare un’occhiata alle dinamiche del nostro risalendo sino all’ Unità d’Italia grazie ad un lavoro apparso nel 2008 a disposizione sul sito di Bancad’Italia
Questo lavoro presenta i risultati di una ricostruzione del debito pubblico italiano dall’unità del paese a oggi. Le elaborazioni sono effettuate utilizzando una metodologia in linea con le regole  statistiche attuali al fine di ottenere una base dati omogenea e più coerente con le statistiche di contabilità nazionale. Il settore di riferimento, a differenza di molti studi precedenti che prendevano in esame il solo Settore statale, è quello delle Amministrazioni pubbliche e l’aggregato è il debito lordo al valore nominale e consolidato tra e nei sottosettori. La base dati ricostruita include le serie storiche mensili per il debito e per le sue scomposizioni per sottosettori e strumenti. Per la loro frequenza e il lungo periodo considerato, questi dati possono rappresentare un utile strumento di analisi per gli studiosi di storia economica e economia pubblica. Il lavoro presenta una sintesi degli aspetti metodologici e una breve descrizione dell’andamento del debito negli ultimi 150 anni. Se confrontata con i dati precedenti, la nuova ricostruzione storica evidenzia un valore del passivo in media superiore.
Chi pensa che non sia possibile riportare il debito sotto controllo dimentica che guerre e depressioni sono l’amara medicina che l’uomo non ama prendere nell’illusione del debito ma come ha dimostrato la recentissima dinamica storica successiva a Maastricht è solo questione di volontà e urgenza, un’urgenza che oggi è evidente.
Qualunque considerazione sui metodi e le dinamiche di rientro dal debito , sul peso che ricade spesso e volentieri sui soliti noti è argomento da affrontare in altra sede.
Qui sotto avete una serie di grafici che testimoniano la dimensione storica del nostro debito dall’Unità d’Italia, la dinamica del debito dal 1861, quella degli ultimi anni e relativi responsabili politici oltre che un’evidenza delle dinamiche del debito della pubblica amministrazione.
Direi che al di la delle chiacchere da bar ce ne abbastanza per cancellare l’idea che il debito non può che crescere…
Nel terzo trimestre 2011 il rapporto debito-pil dell’Italia, pur restando il secondo dell’Ue dopo la Grecia con 119,6%, ha registrato il maggiore calo (-1,6%) insieme a quello di Malta rispetto ai tre mesi precedenti. È il nuovo dato diffuso da Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea. Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/I4YtM
Suppongo che anche Eurostat sia l’ennesimo sito telebano che diffonde notizie tendenziose e non veritiere, ma mentre l’Italia fallisce domani mattina, noi attendiamo la nuova ondata di panico.
E visto e considerato che stiamo giocando a nascondino con la storia andiamo a dare un’occhiata anche allo sbarco dei Mille senza dimenticare la leggendaria frase di Garibaldi, ristrutturata questa si dal sottoscritto per l’occasione… Qui si RIFA’ l’Italia o si muore…

GARIBALDI E I MILLE? UN INVESTIMENTO

La spedizione dei Mille è stato uno degli eventi cruciali per l’unificazione d’Italia. Ai tempi non c’era internet ma il telegrafo, Parigi era la Borsa di riferimento e i prestiti erano erogati dalle grandi famiglie dei banchieri e non dall’Fmi. Eppure mercati finanziari e debito pubblico ebbero un ruolo nello sgretolamento del regno borbonico e nel successo dei garibaldini. E, col senno di poi, è un po’ come se Garibaldi avesse detto “obbedisco!” non solo al re Vittorio Emanuele, ma anche ai Rothschild.
Studiando la serie storica delle quotazioni del debito pubblico borbonico, durante il 1860, è possibile rispondere a una domanda assai interessante, anche per i suoi riflessi attuali: i mercati finanziari dell’epoca avevano scontato la spedizione dei Mille?
Indubbiamente, i mercati anticipano accadimenti incerti, che valutano attraverso la lente deformante delle aspettative. Vi consiglio di continuare l’interessante lettura a questo indirizzo
In sintesi come spesso abbiamo visto si chiacchera troppo e si dimentica spesso e volentieri le lezioni della storia!

domenica 29 gennaio 2012

On 05:47 by SA DEFENZA   No comments
Si è stabilita una nuova moda, per la quale ogni personalità politica o istituzionale deve condire i suoi discorsi con inesorabili denunce dello strapotere della finanza globale, che, da "servizio nei confronti della produzione", è diventata scopo in sé e funzione primaria. Una volta pronunciata l'astratta denuncia, si può tornare tranquillamente ad obbedire alle banche.

Il caso più clamoroso di questa schizofrenia, è dato dalla questione dell'inserimento dell'obbligo del pareggio di bilancio nella Costituzione. Strano che nessun costituzionalista abbia sentito il bisogno di chiarire che una tale norma è di per sé incostituzionale, poiché uno Stato che accetti di trasformare il pareggio di bilancio da scelta politica in norma vincolante, si consegna in ostaggio ai propri creditori. Tanto vale affermare chiaramente che la sovranità appartiene alle banche.

Ma la contraddizione non è solo tra il dire ed il fare, è anche interna al discorso. Persino Mario Monti, durante la trasmissione "Che tempo che fa" ha recitato la sua litania sulla necessità di ridimensionare il potere della finanza, senza però chiarire come si sia stabilito questo potere, e che cosa abbia indotto i governi a compiere le scelte che hanno finanziarizzato tutte le relazioni economiche e sociali. Ma forse Monti non aveva bisogno di dirlo, dato che è proprio lui uno dei maggiori rappresentanti di quel lobbying bancario che si è insinuato in ogni ambito delle istituzioni.

Non è affatto dimostrato che il governo del Tanghero di Arcore sia stato abbattuto da una trama della finanza globale, né si comprenderebbe il motivo di tanto sforzo; mentre è invece dimostrabilissimo che dal 1994 tutti i governi italiani siano stati sotto il controllo diretto di poteri finanziari internazionali. Ci si riferisce, tanto per iniziare, a Lamberto Dini, del Fondo Monetario Internazionale, che fu ministro del Tesoro del primo governo Berlusconi, e poi egli stesso Presidente del Consiglio. Poi basta scorrere i nomi di Romano Prodi, Gianni Letta e Mario Monti, tutti e tre consulenti di Goldman Sachs; ancora si può ricordare Mario Draghi, anche lui di Goldman Sachs, nominato governatore della Banca d'Italia dal secondo governo Berlusconi.
Ed infine una citazione anche per Giuliano Amato, il quale, a posteriori, ci ha rivelato il suo legame con Deutsche Bank.

La forza del lobbying delle multinazionali non consiste nella strategia, nella pianificazione o nella lungimiranza, ma semplicemente nella onnipresenza e sulla ripetitività dello schema, per cui può cambiare l'ordine dei fattori, ma il prodotto non cambia. Lo schema coloniale si applica indifferentemente a tutti i Paesi, e senza troppe varianti. Niente di strano quindi che anche uno Stato africano come la Nigeria, nel marzo del 2010, si sia adeguato alla disciplina lobbistica, inserendo nel governo un esponente di Goldman Sachs.

La Nigeria è vicina.[1]
La notizia che Goldman Sachs abbia occupato anche il governo nigeriano, quindi non costituisce uno scoop; anzi sarebbe uno scoop la notizia contraria. Nulla di strano neppure nella notizia che Robert Zoellick, ex vicepresidente di Goldman Sachs, ex vicesegretario di Stato con Bush, ed attualmente presidente del Gruppo Banca Mondiale, abbia espresso apprezzamento per il fatto che, nel luglio 2011, la direttrice generale della Banca Mondiale, Ngozi Okonjo-Iweala, sia tornata a far parte del governo nigeriano in qualità di ministro delle Finanze.

La notizia è sul sito della Banca Mondiale.[2]
Quindi non bastava Goldman Sachs, ci voleva anche quell'altra sua longa manus che è la Banca Mondiale. Appena arrivata, Okonjo-Iweala ha messo sotto ricatto il governo presentando una lettera di dimissioni, che poi deve essere stata ritirata, dato che risulta ancora lei il ministro delle Finanze in carica. Nella lettera Okonjo-Iweala consigliava al governo di raccomandarsi a Dio.

Molto professionale.[3]
Oggi la Nigeria è sulle prime pagine dei quotidiani per la vicenda delle aggressioni islamiche nei confronti dei cristiani; ma nel 2008, la notizia era che la Nigeria si trovava nel pieno di un disastro ecologico nel delta del fiume Niger, provocato dalla multinazionale Exxon. Ma il Delta del Niger è una zona troppo ghiotta per le corporation e non manca nessuno: Total ed Eni, Exxon-Mobil, Shell, Chevron-Texaco, StatOil, e naturalmente BP. La maggior parte del petrolio nigeriano va a finire negli USA; le immense riserve di gas del paese sono state bruciate con trivellazioni maldestre ed esplosioni che hanno devastato il paese. Secondo stime approssimate per difetto, più di 400 milioni di litri di petrolio sono finiti nel delta. La manutenzione degli impianti è fatta in economia; così, quando ci sono delle perdite, le compagnie se la cavano parlando di sabotaggio.

Tutte le corporation assoldano truppe paramilitari che, con la scusa di difendere gli impianti dai sabotaggi, aggrediscono la popolazione in modo sistematico; villaggi di migliaia di persone sono stati costretti alla fuga dai mercenari.[4]
La popolazione nigeriana, stimata in centocinquantacinque milioni di abitanti, è costretta a vivere nella miseria, mentre la Nigeria è l'ottavo o nono paese esportatore al mondo di petrolio. Uno dei disastri ambientali più recenti è stato provocato dalla Shell, i cui manager hanno attribuito la rottura di alcune tubature ai "ladri" (forse era un velato riferimento a se stessi).

L'altra notizia era che le autorità nigeriane non riuscivano ad assumere alcun provvedimento per controllare l'estrazione del petrolio, e ciò a causa dell'attività di lobbying della British Petroleum.[5]
Il governo nigeriano ha preso invece altri provvedimenti, oltre quelli di imbarcare Goldman Sachs e Banca Mondiale nel governo. Va registrata infatti l'istituzione di un fondo federale per far fronte alla volatilità dei prezzi del petrolio; attorno a queste risorse finanziarie si è scatenato il lobbying di Goldman Sachs e di JP Morgan per ottenere la concessione della gestione del fondo.

La stampa africana ne ha diffuso con preoccupazione la notizia, sottolineando le resistenze che questa prospettiva aveva suscitato in Nigeria nell'ottobre dello scorso anno.[6]
L'altra misura assunta dal governo, anzi direttamente dal ministro delle Finanze Okonjo-Iweala, è molto "montiana"; riguarda infatti l'aumento del prezzo dei carburanti, che sta causando in Nigeria un movimento di protesta sindacale molto acceso ed esteso.

Sulla questione il ministro delle Finanze ha concesso un'intervista ad Al Jazeera.[7]
Solo che adesso, a proposito della Nigeria, non si parla più di disastri ecologici causati dalla Exxon o dalla Shell, né del lobbying di BP, Goldman Sachs e JP Morgan, né del protettorato imposto dalla Banca Mondiale, e neppure del grande movimento di protesta sindacale, ma della guerra civile fra musulmani e cristiani, e di prospettiva di secessione del Paese tra sud cristiano e nord islamico. Tutto questo lobbying e l'invio di un'emissaria di Zoellick, chissà perché, non hanno portato bene alla Nigeria.

Del resto, che c'è di meglio di un conflitto etnico-religioso per neutralizzare un movimento di protesta sindacale?
L'indispensabile complemento del lobbying è infatti la psywar, la guerra psicologica: non basta infiltrare un Paese, bisogna confondergli le idee creandogli falsi nemici. Guarda caso, la CIA aveva previsto che le cose non sarebbero andate bene per la Nigeria. Cinque anni fa, un rapporto della CIA profetizzava che la Nigeria non aveva più di dieci anni di vita come Stato unitario. Anche questa notizia è stata ripresa dalla stampa africana in questi giorni di guerra civile in Nigeria.[8]
Ovviamente il rapporto della CIA aveva un mero scopo scientifico, e non sarebbe lecito sospettare di nessuna azione della stessa CIA nel fomentare la guerra civile in Nigeria. Neppure è concesso ipotizzare che tutti quei mercenari al servizio delle multinazionali abbiano qualcosa a che vedere con le aggressioni.


[1] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.independent.co.uk/news/world/africa/goldman-sachs-chief-included-in-nigerias-new-cabinet-1927001.html&ei=MzMdT5DFK7GM4gSPwKGLDQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=4&sqi=2&ved=0CEgQ7gEwAw&prev=/search%3Fq%3Dnigeria%2Bgoldman%2Bsachs%26hl%3Dit%26biw%3D1280%26bih%3D606%26prmd%3Dimvns
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://web.worldbank.org/WBSITE/EXTERNAL/NEWS/0,,contentMDK:22958186~pagePK:64257043~piPK:437376~theSitePK:4607,00.html&ei=kKQdT43DKa754QTpqfnMDQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CDoQ7gEwAg&prev=/search%3Fq%3DNigeria%2BWorld%2BBank%2Bzoellick%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Dimvns
[3] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.wazobiareport.com/reports/Ngozi-Okonjo-Iweala-resigns-after-inspecting-federation-accounts
[4] http://234next.com/csp/cms/sites/Next/Home/5258469-146/The_mercenaries_take_over__.csp
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.guardian.co.uk/world/2010/may/30/oil-spills-nigeria-niger-delta-shell&ei=Y0IcT8isAajd4QSkl7yFDQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=2&ved=0CDMQ7gEwAQ&prev=/search%3Fq%3Dexxon%2Bbp%2Bnigeria%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
[6] http://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.com&u=http://allafrica.com/stories/201110261085.html&usg=ALkJrhjh23E41pPOjG2-wFhirpQEBxdRDg
[7] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://africaunchained.blogspot.com/2012/01/nigerias-finance-minister-ngozi-okonjo.html
[8] http://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&prev=/search%3Fq%3Dnigeria%2Bcia%2Ballafrica%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns&rurl=translate.google.it&sl=en&u=http://allafrica.com/stories/201201120484.html&usg=ALkJrhj57n0jBNGRd7f2nS6TFBCRl-4BqA

giovedì 19 gennaio 2012

On 09:55 by SA DEFENZA   No comments
 
Il governo Monti il giorno del giuramento
Di Marianne Arens
http://www.wsws.org/it/
 

Mario Monti, capo del governo italiano dal 16 novembre, ha fatto notizia soprattutto per le sue rigide politiche di austerità. Significativi sono tuttavia i cambiamenti nella politica estera del suo esecutivo.
La politica estera del suo predecessore, Silvio Berlusconi, era spesso considerata imprevedibile. Berlusconi ha mantenuto una stretta amicizia con il primo ministro russo ed ex capo di Stato Vladimir Putin e la sua vicinanza all'ex leader libico Muammar Gheddafi ha causato irritazione a Washington. Monti sta ora ricostruendo strette relazioni con gli Stati Uniti al fine di avanzare gli interessi italiani in Libia sotto il nuovo regime.

A capo del Ministero degli Affari Esteri Monti ha sostituito Franco Frattini, da lungo tempo confidente di Berlusconi, con Giulio Terzi di Sant'Agata, un conte di discendenza aristocratica lombarda. Terzi ha mantenuto ottimi rapporti con Washington. La Bbc su di lui scrive: "Il nuovo ministro degli Esteri italiano ha un’estesa rete di contatti in nord America. Le sue relazioni con la Casa Bianca sono state decisive per la sua nomina".

Terzi è attivo nei circoli diplomatici da 35 anni e ha lavorato presso le ambasciate italiane a Parigi, Canada e Israele, così come presso la NATO e le Nazioni Unite. Il suo ruolo più recente è stato di ambasciatore italiano negli Stati Uniti, dove ha mantenuto rapporti amichevoli con Barack Obama. Via Twitter, Terzi sostiene apertamente le sanzioni contro l'Iran. La sua specialità è la "sicurezza internazionale" e la "guerra al terrorismo".

Dal 2002 al 2004, Terzi è stato ambasciatore italiano in Israele. Durante questo periodo, dove l'Italia era alla presidenza dell'Unione Europea (2003), ha svolto una campagna per il miglioramento delle relazioni UE-Israele. Al culmine della seconda intifada, ha assicurato una visita in Israele per l'ex ministro degli Esteri di Berlusconi, Gianfranco Fini. La visita di Fini in Israele è stata di grande importanza simbolica. A quel tempo, Fini era il leader di Alleanza Nazionale, il partito successore del neo-fascista Movimento Sociale Italiano (MSI). L'accoglienza a Gerusalemme è stata ritratta come una rottura con il suo passato e un abbraccio della democrazia.

Fini oggi è presidente della Camera. Dopo la sua rottura con Berlusconi e il Popolo delle Libertà (PdL), Fini è ora a capo del cosiddetto "Terzo Polo", che comprende Terzi nei suoi ranghi. A differenza di Fini, però, Terzi è rimasto fedele a Berlusconi fino alla fine. Il Terzo Polo è di supporto a Monti e tratta l'autocratico economista come uno dei suoi.

Nel 2008 e nel 2009, Terzi è stato rappresentante permanente dell'Italia presso le Nazioni Unite a New York (dove era stato attivo anche precedentemente, nel periodo 1993-1998). Nel 2007-2008, è stato capo della delegazione italiana al Consiglio di sicurezza dell'ONU. La questione chiave di politica estera all'epoca era l’impegno italiano in Afghanistan.

Lo scorso 16 dicembre, Terzi si è incontrato a Roma con il leader Consiglio Nazionale di Transizione libico (CNT) Mustafa Abdul Jalil, e ha promesso di liberare € 600 milioni di fondi libici sequestrati in Italia. Jalil è stato ricevuto anche dal primo ministro Monti e il presidente Giorgio Napolitano, e l'Italia ha ufficialmente rinnovato il trattato di amicizia con la Libia, che Berlusconi aveva forgiato con Gheddafi. Il contratto era stato annullato dalla guerra in Libia, che l'Italia ha poi sostenuto dopo qualche esitazione iniziale.

Ora, però, l'Italia, ex potenza coloniale, mira a mettere le mani sulle risorse di gas naturale e petrolio di cui il paese nordafricano è ricco. Al World Petroleum Congress a Doha ai primi di dicembre, il gruppo petrolifero ENI, che è anche il più grande produttore straniero di petrolio in Libia, ha annunciato che la sua produzione di greggio in quel paese è stata ripristinata a circa il 70 per cento dei livelli pre-guerra.

L'amministratore delegato di ENI Paolo Scaroni ha dichiarato: "In questo momento stiamo producendo circa 200.000 barili al giorno, tutto procede bene". Dal rovesciamento di Gheddafi, la produzione di petrolio è ripresa "meglio di quanto sperassimo”. Scaroni ha dichiarato che è sempre stato convinto che il nuovo governo della Libia si sarebbe conformato ai trattati che aveva sottoscritto con l'Italia.

Una quota del 30 per cento di ENI rimane ancora nelle mani dello Stato italiano. Il Gruppo ENI è presente in Libia dal 1959, e l'Italia è il più grande acquirente straniero di petrolio e gas libico. Prima della guerra, la produzione italiana in Libia era in media di 280.000 barili al giorno. A quel tempo, la Libia produceva un totale di 1,6 milioni di barili al giorno, di cui 1,3 per l'export.
La Libia ha le maggiori riserve di petrolio in Africa. Il capo del cartello dell'Opec, Abdullah El-Badri, ha detto a Doha che la produzione petrolifera libica dovrebbe raggiungere i livelli pre-guerra entro la metà del 2012.

Altre compagnie petrolifere internazionali che cercano quote di profitti in Libia sono la società francese Total, la spagnola Repsol, la tedesca Wintershall e l'austriaca OMV. Alla fine di settembre, prima ancora della fine ufficiale della guerra, la Total ed l'ENI sono state le prime a riprendere la produzione e il trasporto del petrolio. Insieme alla società di stato Libyan National Oil Company, l'ENI gestisce l'azienda di distribuzione Mellitha Oil & Gas.

Il CNT vuole escludere la Russia e la Cina dalla sua produzione di petrolio e gas. Nel fare ciò, è perfettamente in linea con le richieste fatte da Washington.

venerdì 13 gennaio 2012

On 13:17 by SA DEFENZA   1 comment
 www.zerohedge.com

Nel mese di agosto di quest'anno, Russell Napier del gruppo finanziario CLSA ha scritto: "L’Italia fa paura - i rendimenti saliranno quando i governi sceglieranno di prendere soldi dai loro risparmiatori - ciò che Russell chiama IL GRANDE FURTO – Aspettatevi una fuga massiccia di capitali".
 Eppure, mentre Russell commentandova la mossa di apertura italiana di repressione del capitale privato, tramite l’applicazione di una tassa sui redditi di capitale, ma non sugli utili del debito pubblico, la situazione è cambiata con tale velocità negli ultimi 5 mesi che la nascita del primo regime fascista dopo le crisi del 2008 probabilmente può ora essere associata con il nuovo governo Monti. 



E mentre Doug Casey da consigli su come non restare fregati su queste pagine ( www.zerohedge.com/news/doug-casey), potrebbe essere il momento per gli italiani di portare se stessi ed i loro capitali il più in fretta possibile fuori da Pizzaland.



Di seguito sono elencati gli ultimi sviluppi che sono arrivati a velocità straordinaria:
• La nomina a dicembre di un governo non eletto. Questo governo non ha alcuna responsabilità e non si sa nemmeno quanto durerà il suo mandato. Viene presentato come "tecnocratico", ma è in realtà è guidato da un professore universitario che si è distinto per: (I) essere stato a capo della Commissione Europea del Mercato Interno dove ha usato il potere dello Stato per porre restrizioni a Microsoft e ad altri gruppi aziendali perché stavano "diventando troppo grande per i loro stivali"; (II) essere un buon amico di Romano Prodi, un altro professore universitario dell'Università di Bologna dal cuore comunista e ideatore dell’Euro (parleremo di più su di lui in seguito), (III) un buon amico al soldo di Goldman Sachs nonchè amico di Mario Draghi, un altro pupazzo di Goldman che ha liquidato il governo di Berlusconi pochi giorni prima di prendere il timone della BCE, (IV) un fervente credente nella preminenza dello Stato sull'individuo;


• Prodi, l'architetto originario di questa catastrofe, fece questo famoso commento nel 2001, indicando che questa cricca di professori sta giocando un gioco davvero molto lungo nel tempo:

“Sono sicuro che l'euro ci obbligherà ad introdurre una nuova serie di strumenti di politica economica. Ciò è politicamente impossibile da proporre adesso. Ma un giorno ci sarà una crisi e nuovi strumenti saranno creati." - 
Romano Prodi, presidente della Commissione europea, dicembre 2001

• Grazie alla sua amicizia con Monti e l'attuale governo, è ancora molto coinvolto proprio nelle decisioni su quello che questi nuovi strumenti potrebbero essere;

 • Il passaggio di un editto straordinario che rende le operazioni di cassa superiori ai 1.000 euro illegali (non oggetto di segnalazione - semplicemente illegali). Seguendo un desiderio di Prodi, l'attuale regime ha affermato che questo livello sarà progressivamente ridotto al limite di Euro 300. Quindi il denaro contante forse per la prima volta nella storia non avrà più valore legale (almeno oltre i 1.000 euro, per ora);

• L’obbligo che le aziende di carte di credito segnalino tutte le operazioni effettuate dagli italiani, in Italia e all'estero, alle autorità fiscali;
• Ritardi e rifiuti da parte delle banche nel consentire ai clienti di ritirare saldi di cassa di un minimo di 10.000 euro;

• La Guardia di Finanza ha messo le telecamere ai confini fisici con la Svizzera (vedi sotto) per registrare tutte le targhe. In aggiunta, cani addestrati per riconoscere l’odore della carta moneta sono stati dispiegati al confine ( www.cdt.ch/ticino-e-regioni/.) 



Quello che sta accadendo in Italia deve essere oggetto di attenta osservazione. Il paese che ha fatto conoscere al mondo il Fascismo nel 1930 è stato ampiamente ammirato anche da Franklin Delano Roosevelt, il quale aveva grande considerazione di Mussolini e si ispirò senza dubbio a lui in molte delle sue scelte politiche. L'Italia apre ancora una volta la strada, quindi i politici sia europei che statunitensi osservano cosa in essa sta accadendo per vedere cosa possa comportare l’attuazione di politiche oppressive.

 E mentre Russell Napier (correttamente) prevede che saranno imposti controlli sui capitali e ha suggerito di depositare i propri dollari a Singapore, gli italiani potrebbero sottrarsi a tutto ciò purchè lo facciano prima che l’attuale gruppo di Professori chiuda tutte le porte. Le cose si muovono più velocemente perfino di quanto uno degli storici leader finanziari del mondo possa prevedere.

Fonte: www.zerohedge.com/ Link: http://www.zerohedge.com/news/guest-post-has-italy-gone-fascist 6.01.2012 Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSIA

lunedì 26 dicembre 2011

On 07:41 by SA DEFENZA   No comments

badbankdi Pino CabrasMegachip.
Solo gli illusi, purtroppo ancora tanti e inguaribili, potevano sperare che il recente inserimento delle punte di diamante di Goldman Sachs nel cuore della sfera pubblica europea – Draghi, Monti e Papademos - non si sarebbe tradotto in una cuccagna per le banche e in una rovina per le classi medie.
Nessuno però arrivava a pensare che i protagonisti potessero essere così spudorati.
Ma finché avremo presidenti come Napolitano e copertine dell’Espresso che fanno di Napolitano “l’uomo dell’anno”, lo scandalo sarà sopito e troncato. Cos’è successo?
Mettiamola così. Ci viene imposto uno “stato di eccezione” che – dicono – deve “cambiare tutto”: niente di quanto abbiamo è acquisito, e ogni nostra sicurezza sociale deve poter precipitare dalla sera al mattino, per salvarci.
Viceversa, nessuna urgenza può scalfire le regole immutabili della Banca Centrale Europea. Ci descrivono il sacro.
E il sacerdote Mario Draghi lo ripete: non può prestare soldi agli Stati, non può comprare i buoni del Tesoro. Il debito non può essere ingoiato in modo diretto dalla sua moneta creata dal nulla. Può esserlo però in un modo indiretto, ad esempio prestando mezzo trilione di euro alle banche, affinché queste corrano ad acquistare i buoni dei PIIGS, maledetti maiali-cicala. Con l’idea che le banche paghino alla BCE un tasso dell’1%. E che gli Stati paghino alle banche interessi ben più corposi, fino al 7% e oltre: lucro per le banche, tagli per lo stato sociale, insostenibilità economica. L’Italia di Monti e Napolitano, insomma. L'Europa di Draghi.
Ma è possibile che nessuno si ribelli a questo controsenso? Cioè all’assurdità di essere impiccati al profitto preteso da chi dovrebbe solo fallire (se il famoso mercato esistesse davvero)?
Nel mondo alla rovescia ci dicono invece che non può esistere una cosa che funzionerebbe in modo più semplice e ci toglierebbe il cappio dal collo: da Francoforte potrebbero prestare quel mezzo trilione direttamente agli Stati, a tassi di interesse bassissimi. Agli Stati sarebbe risparmiato l’affanno di procacciarsi quella provvista sui mercati offrendo tassi d’interesse elevatissimi (insostenibili anche per un’economia in boom, figuriamoci per una in recessione). Lo spettro del default imminente e lo spettro dei rating sarebbero così debellati, e senza chiamare i ghostbusters. Specie se questi ghostbusters, i banchieri, sono essi stessi dei morti viventi, in termini di credito. Alle casseforti di Francoforte – per loro prodighe - le banche non hanno infatti da offrire granché in garanzia, se non “collaterals” buoni per pulirsi il culo. Ma Draghi non solleva nemmeno un sopracciglio.
E nemmeno Monti, che si è premurato di controgarantire la loro papiraglia - scoperta come una cabriolet - con un impegno del governo italiano.
È come la guerra: mentre nell’ordinamento civile la regola è non uccidere, in guerra è l’opposto. Allo stesso modo, la guerra dei signori banchieri mette in pratica comportamenti che normalmente sarebbero sanzionati con leggi penali. Per lorsignori, niente manette della guardia di finanza, il rischio è semmai di diventare uomini dell’anno.
E se tanto mi dà tanto, il quadro delle garanzie messo in moto dal governo Monti, lungi dal far calare il debito, lo ha incrementato, perché quel che dovevano garantire le banche lo garantiamo noi, in aggiunta a quanto già ci strozzava. Congratulazioni.
È il capolavoro di un’ideologia apparentemente anti-statalista, che arriva all’assurda intransigenza di non prestare a basso interesse agli Stati (le regole sacre della BCE), perché troppo comodo, troppo poco liberista. Ma che prevede che lo Stato copra tutte le acrobazie speculative terminali dei superfalliti.
Poi è successo che dall’Eurotower un fiume di liquidità si è dovuto ugualmente riversare a comprare titoli di stato lungo la sponda sud dell’Euro: le banche non si stanno scapicollando per acquistarli. Se il lupo non perde il vizio, punteranno ancora a qualche alchimia derivata per imbellettare i propri attivi, mostrarsi apparentemente più solvibili, e chiedere ancora più soldi, perché mezzo trilione di euro è ancora poco per le loro voragini.
Come a dire: i mercati non sono mercati. Siamo allo statalismo più assistenziale e classista che si sia mai visto, riverniciato con un’ideologia liberista. Centinaia di milioni di individui e famiglie, milioni di storie, intere classi, interi insediamenti sociali costruiti nel corso di generazioni, dovrebbero essere sacrificati al più costoso, inutile e disordinato programma assistenzialistico della storia, volto a salvare l’attuale assetto della finanza.
Le banche, il cui mestiere sarebbe assistere con prestiti e affidamenti chi investe sul futuro, non sganciano più nulla e anzi sono foraggiate. Una mostruosità.
L’obiezione che il denaro facile ha spinto gli Stati a indebitarsi troppo può essere abbattuta da una contro-obiezione: e il denaro facile elargito alle banche non le spinge forse a debiti che sono perfino multipli di quelli degli Stati? E c’è di peggio. Gli Stati, ormai colonizzati dai banchieri, coprono esattamente quel superdebito con garanzie che nessuno giustificherebbe a cuor leggero, se non Letta Letta.
Nel 2012 le scommesse impossibili appariranno nude: come calcola Aldo Giannuli, «nell’anno prossimo, fra titoli sovrani, obbligazioni di enti pubblici minori, corporate bond (debiti d’impresa), obbligazioni bancarie, scadono titoli per 11.000.000.000.000 (undicimila miliardi) di dollari. Faccio grazia degli spiccioli. Ve l’ho scritto con tutti i 12 zeri per farvi apprezzare la cifra in tutta la sua imponenza: si tratta di poco meno di un sesto del Pil mondiale e di circa l’11% dell’intero debito mondiale.»
Non saranno i giochetti degli ometti di Goldman Sachs che potranno salvarci dal debito. Prima ricollocheremo i loro comportamenti nell’ambito del penale, prima avremo speranza di risorgere.

mercoledì 21 dicembre 2011

On 11:15 by SA DEFENZA   No comments

http://www.repubblica.it/scienze/2011/12/21/news/virus_aviaria_pubblicazioni_scientifiche-26990966/

Due esperimenti in Olanda e Usa documentano l'alterazione in laboratorio dell'agente patogeno, molto contagioso e potenzialmente pericoloso per l'uomo. Una commissione governativa americana chiede di censurare parte dei dati, pubblicando solo le conclusioni, nel timore di un possibile uso terroristico dell'informazione. E nella comunità scientifica scoppia il caso


DA UNA parte il diritto ad essere informati, dall'altro il pericolo che l'informazione, decisamente sensibile, possa finire in mani sbagliate con conseguenze potenzialmente catastrofiche. A far scoppiare il caso è stata l'irrituale richiesta di censura da parte di una commissione che fa capo al governo statunitense a due riviste scientifiche del calibro di Science e Nature. Il National Science Advisory Board for Biosecurity - creato ad hoc dopo l'emergenza antrace - sulla scia della preoccupazione per un possibile utilizzo terroristico dei dati, ha chiesto ai direttori delle due prestigiose pubblicazioni di non divulgare parte dei dettagli di due studi sperimentali che documentano la realizzazione di un "supervirus" dell'influenza aviaria ottenuto in due laboratori, negli Stati Uniti e in Olanda.

La notizia sulla realizzazione dell'agente patogeno, aggressivo come l'H5N1 ma molto più contagioso tanto da essere definito peggiore dell'antrace, nella comunità scientifica circolava gia da qualche tempo e aveva già suscitato polemiche. Che sono aumentate dopo l'intervento dell'organo consultivo ufficiale Usa, i National Institutes of Health: le conclusioni della ricerca possono essere pubblicate, "ma non i dettagli sperimentali e i dati che potrebbero rendere possibile una ripetizione degli esperimenti di laboratorio", è scritto nella raccomandazione inviata alle riviste.

E' la prima volta in assoluto che succede, ricorda il New York Times. Se è vero che
il parere della commissione non è vincolante, i direttori delle due principali riviste scientifiche mondiali hanno fatto sapere che "prenderanno in seria considerazione l'avvertimento a patto che si studi un modo per far arrivare le informazioni agli scienziati che ne dovessero aver bisogno", riporta il quotidiano statunitense. La giustificazione degli scienziati per aver creato il supervirus è infatti quella di poter permettere agli esperti di tutto il mondo di prepararsi in anticipo ad un'eventuale nuova pandemia più aggressiva delle precedenti.

Secondo gli esperti governativi la pubblicazione dei dettagli potrebbe risultare particolarmente interessante per i bioterroristi. L'alterazione del virus messa a punto in laboratorio ha "maggiori potenzialità di essere contagiosa per l'uomo", avverte l'organo Usa. Da qui la richiesta di togliere "i dettagli sperimentali e i dati sulla mutazione che permetterebbero la replica degli esperimenti".

Se gli autori delle pubblicazioni e molti altri colleghi difendono il diritto della comunità scientifica ad essere informata dei progressi della ricerca, l'Nih replica che farà in modo che tali informazioni siano disponibili per gli esperti con le dovute credenziali. Il sistema, spiega Anthony Fauci alla Bbc, sarà messo a punto prima della prevista pubblicazione degli studi, a gennaio. Ma se Science e Nature decidessero di procedere con la pubblicazione completa, senza censure, ammette, non sarebbe possibile fermarli.

giovedì 15 dicembre 2011

On 07:04 by SA DEFENZA   No comments

zret

Giuseppe Flavio (Gerusalemme, 37 o 38 d.C., Roma dopo il 103 d.C.) è il noto storico ebreo. Di ricca famiglia sacerdotale, partecipò alla guerra giudaica: nel 67 fu catturato da Tito Flavio Vespasiano che lo trattò benignamente per poi liberarlo. Per riconoscenza, Giuseppe assunse il soprannome di Flavio. In Palestina con Tito fu testimone della presa di Gerusalemme. Accompagnò poi Tito nell’Urbe dove visse per il resto della sua vita. Giuseppe Flavio si prefisse con le sue opere di promuovere nel mondo ellenistico e romano la conoscenza della realtà ebraica. Scrisse la “Guerra giudaica” in sette libri prima in aramaico poi in greco, mettendo a frutto la sua cognizione diretta dei fatti. Di più largo respiro sono le “Antichità giudaiche” in venti libri, in greco, in cui è ripercorsa la storia dei Giudei dalle origini ai tempi della rivolta, attingendo a fonti ormai scomparse. Nei due libri “Contro Apione”, un grammatico alessandrino che si era pronunciato contro gli Ebrei, riprese i motivi tradizionali dell’apologetica giudaica sull’antichità e la superiorità degli Ebrei rispetto ai Greci. Nell’”Autobiografia” integrò alcune parti delle “Antichità”.

Lo storico, nel VI libro della “Guerra giudaica”, nel corso della narrazione degli eventi, che si snodano dal dal 60 al 70 d.C., indugia su alcuni episodi sbalorditivi occorsi prima del conflitto conclusosi con l’espugnazione di Gerusalemme per opera dei Romani. La morsa attorno al tempio di Salomone ed agli edifici circostanti, in cui resistono i combattenti messianisti, si stringe sempre più. La situazione per gli assediati è ormai disperata: le legioni di Tito attaccano in massa, scorrono fiumi di sangue, i cadaveri dei ribelli si ammucchiano nelle strade, mentre le fiamme avvolgono il santuario.

Giuseppe Flavio attribuisce la débâcle dei ribelli a fanatismo e sprovvedutezza nonché alla predicazione di profeti mendaci. Secondo l’autore, i suoi correligionari avevano ignorato o interpretato in maniera distorta alcuni prodigi che avrebbero dovuto stornarli dal prendere le armi contro i Romani.

''A causare la loro morte fu un falso profeta che in quel giorno aveva proclamato agli abitanti della città che il Dio comandava loro di salire al tempio per ricevere i segni della salvezza. E in verità allora, istigati dai capi ribelli, si aggiravano tra il popolo numerosi profeti che andavano predicando di aspettare l'aiuto del Dio e ciò per distogliere la gente dalla diserzione e per infondere coraggio a chi non aveva nulla da temere da loro e sfuggiva al loro controllo. Nella disgrazia l'uomo è pronto a credere e, quando l'ingannatore fa intravedere la fine dei mali incombenti, allora il misero s'abbandona tutto alla speranza. Così il popolo fu allora abbindolato da ciarlatani e da falsi profeti, senza più badare né prestar fede ai segni manifesti che preannunziavano l'imminente rovina.

Quasi fossero stati frastornati dal tuono ed accecati negli occhi e nella mente, non compresero gli ammonimenti del Dio, come quando sulla città apparvero un astro a forma di spada ed una cometa che durò un anno o come quando, prima che scoppiassero la ribellione e la guerra, essendosi il popolo radunato per a festa degli Azzimi nell'ottavo giorno del mese di Xanthico, all'ora nona della notte l'altare e il tempio furono circonfusi da un tale splendore che sembrava di essere in pieno giorno ed il fenomeno durò per mezz'ora. Agli inesperti sembrò di buon augurio, ma dai sacri scribi fu subito interpretato in conformità di ciò che accadde dopo.

Durante la stessa festa, una mucca, che un tale menava al sacrificio, partorì un agnello in mezzo al sacro recinto; inoltre la porta orientale del tempio, quella che era di bronzo e assai massiccia, sì che la sera a fatica venti uomini riuscivano a chiuderla e veniva sprangata con sbarre legate in ferro e aveva dei paletti che si conficcavano assai profondamente nella soglia costituita da un blocco tutto d'un pezzo, all'ora sesta della notte fu vista aprirsi da sola. Le guardie del santuario corsero a informare il comandante che salì al tempio e a stento riuscì a farla richiudere. Ancora una volta questo parve agli ignari un sicurissimo segno di buon augurio, come se il Dio avesse spalancato a loro la porta delle sue grazie; ma gli intenditori compresero che la sicurezza del santuario era finita di per sé e che l'aprirsi della porta rappresentava un dono per i nemici e pertanto interpretarono in cuor loro il prodigio come preannunzio di rovina.

Non molti giorni dopo la festa, il ventuno del mese di Artemisio, apparve una visione miracolosa cui si stenterebbe a prestar fede; e in realtà, io credo che ciò che sto per raccontare potrebbe apparire una fola, se non avesse dauna parte il sostegno dei testimoni oculari, dall'altra la conferma delle sventure che seguirono.

Prima che il sole tramontasse, si videro in cielo su tutta la regione carri da guerra eschiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano le città. Inoltre, alla festa che si chiama la Pentecoste, i sacerdoti che erano entrati di notte nel tempio interno per celebrarvi i soliti riti riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo e poi un insieme di voci che dicevano: 'Da questo luogo noi andiamo via'''.